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Tag: disodontiasi

Disodontiasi del giudizio e dei canini inclusi

LE TERAPIE ODONTOIATRICHE COMPLESSE (parte 1)
articolo a cura del Dott. Massimo Corigliano

Descrizione

Per disodontiasi si intende il mal posizionamento nell’osso di un dente non ancora erotto, rispetto alla posizione ottimale. La disodontiasi più frequente è quella dei denti del giudizio e dei canini, ma si può manifestare anche per altri elementi dentari. Normalmente un elemento in disodontiasi non riesce ad erompere in arcata e rimane bloccato nell’osso alveolare o sotto qualche dente già erotto.

Radiografia ortopanoramica del caso. Si osserva come l’elemento in questione sia in relazione con il nervo alveolare inferiore. In questi casi si richiede tassativamente una TC Cone Beam per poter verificare in 2D la posizione esatta delle due unità .

Indicazioni

Un dente in disodontiasi normalmente viene avulso chirurgicamente. Oggi, grazie alla microchirurgia ed alle tecniche rigenerative, l’intervento è diventato molto meno invasivo che in precedenza; infatti, è sufficiente eseguire un piccolo lembo di accesso e frazionare in più parti l’elemento da estrarre così da non dover praticare grandi aperture.

L’intervento

L’intervento viene sempre programmato dopo aver valutato la radiografia panoramica e la TC Cone Beam, per vere i parametri anatomici delle strutture sensibili perfettamente valutabili. L’intervento si effettua in anestesia locale e spesso, per essere meno invasivi si esegue il sezionamento dell’elemento dentale. La rigenerazione del sito estrattivo si stimola inserendo nella cavità residua un blocco di fibrina autologa realizzato dalla centrifugazione del sangue del paziente.

Immagine di un dente del giudizio incluso mentre viene esposto .
Immagine della sezione del dente effettuata per poterlo estrarre in parti così da essere meno invasivi.

Problematiche se la terapia viene omessa

Non estrarre un dente in disodontiasi può portare a differenti problematiche; le più frequenti sono la distruzione dell’osso a causa di cisti follicolari, la carie del dente adiacente, l’erosione della radice del dente adiacente, lo spostamento dei denti adiacenti.

E se il dente non esce?

Non spaventatevi, si tratta di un problema piuttosto comune che in gergo medico si chiama disodontiasi e consiste nel mal posizionamento nell’osso di un dente non ancora uscito nella corretta posizione (erotto), rispetto alla posizione ottimale.

Disodontiasi: quali denti riguarda?

La disodontiasi più frequente è quella dei denti del giudizio e dei canini. Normalmente un elemento in disodontiasi non riesce ad erompere in arcata e rimane bloccato nell’osso alveolare o sotto qualche dente già erotto. Come detto, il caso dei denti del giudizio è un classico. Ormai la natura si è adattata alle nostre nuove condizioni di vita che non richiedono più una dentatura in grado di addentare e masticare cibi duri, magari crudi, e così l’arcata dentale dell’uomo moderno non è più conformata in modo tale da ospitare l’intera serie dei denti che serviva ai nostri nonni o bisnonni. A farne le spese sono stati per primi i denti del giudizio che faticano ormai ad uscire allo scoperto.

Dov’è il problema?

Qualora non si intervenga e non si estragga un dente in disodontiasi le problematiche non mancheranno: le più frequenti sono la distruzione dell’osso a causa di cisti del dente immaturo (follicolari), lo spostamento dei denti adiacenti, la carie e/o l’erosione della radice del dente adiacente.

Disodontiasi: che fare?

Un dente in disodontiasi normalmente viene estratto chirurgicamente. Oggi, grazie alla microchirurgia ed alle tecniche rigenerative, l’intervento è diventato però molto meno invasivo che in precedenza. Infatti, è sufficiente eseguire un piccolo lembo di accesso e frazionare in più parti l’elemento da estrarre così da non dover praticare grandi aperture.

L’intervento chirurgico

L’intervento viene sempre programmato dopo aver valutato la radiografia panoramica e la TC Cone Beam, per avere i parametri anatomici delle strutture sensibili perfettamente valutabili.  Si effettua in anestesia locale e spesso, per essere meno invasivi, si esegue il  sezionamento dell’elemento dentale. Infine, la rigenerazione del sito chirurgico trattato (estrattivo) si stimola inserendo nella cavità residua un blocco di fibrina derivata dal sangue del paziente (autologa) realizzato dalla centrifugazione del sangue del paziente.

Inserimento nella cavità post-estrattiva dei blocchi di fibrina e dei fattori di crescita estratti dal sangue autologo. Questo processo velocizza e potenzia la riparazione ossea.
Sutura ultimata. Come si può vedere, l’intervento per quanto delicato si risolve con pochissima sofferenza da parte del paziente.
Nel prossimo articolo la seconda parte parlerà della disodontiasi dei canini.

Dott. Massimo Corigliano
DDS: Odontoiatra
PhD: Dottore di ricerca in Implantoprotesi
OS: Specialista in chirurgia Odontostomatologica
CTU del Tribunale Civile di Roma
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